PROFESSIONI, IL CNF: IL MANCATO STRALCIO DELL’AVVOCATURA DAL REGOLAMENTO È UN ATTACCO AL DIRITTO ALLA DIFESA DEI CITTADINI E ALL’AUTONOMIA DELLA PROFESSIONE
03/08/2012 - Il Consiglio nazionale forense all’esito della riunione del consiglio dei ministri di oggi: “Valuteremo il ricorso ai rimedi giurisdizionali per contestare la illegittimità del dpr. Sarebbe inspiegabile il mancato assenso dell’Esecutivo al passaggio di deliberante della riforma forense”
Roma. Il mancato stralcio dell’Avvocatura, professione riconosciuta dalla Costituzione, dal regolamento sulle professioni approvato oggi dal consiglio dei ministri, è un attacco al diritto di difesa. Per lo statuto dell’avvocatura, soggetto imprescindibile della giurisdizione, serve una legge dello Stato. Il regolamento non rispetta le specificità delle professioni e inspiegabilmente non esclude dal suo ambito di applicazione gli avvocati che, come i medici, svolgono una attività relativa a diritti costituzionalmente riconosciuti.
Il Cnf non può che stigmatizzare questo approccio, prima che sul merito, innanzitutto sul metodo di legiferare in materia di professioni e di avvocatura e si riserva di adire ogni rimedio giurisdizionale per denunciare la illegittimità del regolamento.
A questo si aggiungono le gravi perplessità che suscita la disciplina in esso contenuta, in alcuni passaggi di chiara impronta dirigista ed esorbitante dai poteri regolamentari dell’Esecutivo.
Il Cnf peraltro attende di conoscere la decisione del Governo, che a quanto risulta si è riservato di comunicarla la prossima settimana, circa l’assenso al passaggio in commissione giustizia alla camera in sede deliberante della riforma forense. Un rifiuto sarebbe inspiegabile e inusuale in una dialettica istituzionalmente corretta con il Parlamento, attesa la chiara volontà parlamentare in questo senso.
Claudia Morelli
Responsabile Comunicazione e rapporti con i Media
Mobile 0039 3402435953
E mail: claudiamorelli@consiglionazionaleforense.it
Il Cnf non può che stigmatizzare questo approccio, prima che sul merito, innanzitutto sul metodo di legiferare in materia di professioni e di avvocatura e si riserva di adire ogni rimedio giurisdizionale per denunciare la illegittimità del regolamento.
A questo si aggiungono le gravi perplessità che suscita la disciplina in esso contenuta, in alcuni passaggi di chiara impronta dirigista ed esorbitante dai poteri regolamentari dell’Esecutivo.
Il Cnf peraltro attende di conoscere la decisione del Governo, che a quanto risulta si è riservato di comunicarla la prossima settimana, circa l’assenso al passaggio in commissione giustizia alla camera in sede deliberante della riforma forense. Un rifiuto sarebbe inspiegabile e inusuale in una dialettica istituzionalmente corretta con il Parlamento, attesa la chiara volontà parlamentare in questo senso.
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