"Sono contrario all’approccio politico che si ha verso la professione di avvocato", poiché "l’avvocato è un componente della giurisdizione, una «sentinella della costituzione»".
Oggi l'approccio politico verso la professione di avvocato ha spostato il tiro, sparando alle "piccole vedette", coraggiosi quanto "deboli" (sul piano delle tutele) avvocati dipendenti, appostati sopra l'albero della pubblica amministrazione per difenderla dagli attacchi che l'illegalità e la corruzione sferrano, più di quanto fece l'esercito austriaco dell'epoca verso i Lombardi, come descritto da De Amicis in Cuore.
Basta leggere il comma 313 del Maxiemendamento licenziato dal Senato il 26 novembre scorso, per rendersi conto di alcuni fattori:
1) la tecnica grammaticale (prima ancora che legislativa), della norma, necessiterebbe del dizionario "Ignorante-Italiano" per tradurne il significato esatto;
2) vengono accomunate Avvocature pubbliche totalmente diverse tra loro: per status, per trattamento economico, per numeri, ecc.;
3) si opera la mortificazione di una unica categoria di dipendenti in Italia, del solo settore pubblico e, al suo interno, di una sola piccolissima parte di lavoratori, elevando a "disvalore" il presidio di legalità da essi svolto e riconosciuto da un Comitato di saggi ieri, e dai Giudici oggi;
4) la norma nasce morta, uccisa in grembo a questo parlamento nuovo ed incompentente, dalla Corte Costituzionale che solo cinque mesi fa (...non anni!) con la sentenza n. 116 del 5 giugno 2013, ha dichiarato illegittimi prelievi simili a quello che ci riguarda, nel solco di una precedente (di poco) pronuncia dell'11 ottobre 2012, n. 223.
D'altra parte, sono oramai moltissimi anni che (per fortuna), la politica ha abdicato al suo ruolo di legislatore, per farlo fare alla magistratura! Per la pubblica avvocatura i giudici sono un legislatore migliore (almeno ... più competente). Peccato che al legislatore - intento a far finta di dimostrare che vuole risparmiare - costi molto di più subire condanne per norme ingiuste, che fare norme giuste!
Così come i "Saggi Cassese, Pizzorno e Arcidiacono" della Commissione anticorruzione Violante, avevano affermato nel 1996, il TAR Lazio ha riconosciuto espressamente: LA PUBBLICA AVVOCATURA E' SENTINELLA DI LEGALITA'.
Rammento che i professori certificarono che “Le forme di corruzione sono tanto diffuse nei rapporti tra imprese e sfera pubblica che hanno gonfiato la spesa, leso il buon funzionamento del mercato. L’entità di questa tassazione impropria, che da ultimo ricade sui cittadini, è di una gravità che sgomenta. Per i cittadini diventa una vera e propria tassa aggiuntiva”.
Ancora: “i costi diretti e indiretti sono gravi e preoccupanti. I costi diretti sono migliaia di miliardi; i costi indiretti sono peggiori. Essi riguardano (...) soprattutto l’inefficienza della pubblica amministrazione. Proprio nella P.A. le conseguenze della corruzione sono più gravi perché: - incrina la fiducia dei cittadini; - peggiora i livelli di professionalità perché non conta il merito; - favorisce lo smantellamento degli apparati tecnici per far posto alle consulenze esterne appesantendo i bilanci delle amministrazioni” (è il caso recente dello smantellamento di Avvocature per far posto a nuovi procuratori su cause in corso e, di conseguenza, spese elevatissime, ed è il caso anche trattato, fra gli altri, dal TAR Lazio in commento); -“induce altra corruzione”.
Concludevano i tre saggi nel 1996, alla pagina 51, § 4.12, che “una delle RAGIONI PRINCIPALI della corruzione è da rinvenirsi nella debolezza dell’Amministrazione, DATA DALL’ASSENZA O DALL’INSUFFICIENZA DEI RUOLI PROFESSIONALI. Il rimedio ipotizzabile è che L’ENTE LOCALE SI DOTI DI PROFESSIONISTI DIPENDENTI, ORGANIZZATI IN CORPI SEPARATI, con uno stato giuridico ed un trattamento economico che consentano di attrarre personale di preparazione adeguata. Non ci si deve illudere di poter acquisire le professionalità necessarie, se non si è poi disposti a pagare il loro prezzo, né che la corruzione abbia termine, finchè le Amministrazioni non abbiano superato questa loro debolezza».
ESATTAMENTE IL CONTRARIO DI QUANTO STA TENTANDO DI FARE IL PARLAMENTO (e ovviamente il Governo Letta) con il comma 313 del Maxiemendamento.
La sentenza del TAR Lazio ed i principi in essa scolpiti.
La fattispecie.
Il TAR del Lazio è stato adìto dagli amministratori comunali di Reggio Calabria a causa dello scioglimento dell’organo elettivo, e conseguente nomina di una gestione Commissariale, per infiltrazioni mafiose.
I principi sull'Avvocatura.
Preliminarmente il TAR riporta una parte della Relazione dei Saggi anzidetta: "il rimedio (dello scioglimento) è predisposto anche nell'evidente consapevolezza della scarsa percepibilità delle varie concrete forme di connessione o di contiguità-e dunque di condizionamento-fra organizzazioni criminali e sfera pubblica, e della necessità di evitare con immediatezza che l'amministrazione dell'ente locale rimanga permeabile all'influenza della criminalità organizzata".
Ciò premesso, viene dato atto come la commissione prefettizia di indagine aveva segnalato a carico dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria emblematiche criticità in vari settori (lavori pubblici, contrattuale, attività produttive, patrimonio, sociale), fra cui il settore Avvocatura.
In particolare, nel settore Avvocatura Civica, è stato riscontrato come l'Ufficio di Gabinetto del Sindaco provvedesse ad affidare incarichi legali riguardanti cause di rilevante valore a un avvocato esterno (che per combinazione era la compagna di un assessore comunale dimessosi a seguito di inchiesta giudiziaria proprio per questioni di mafia). Continua sul punto specifico la relazione prefettizia, affermando con meridiana chiarezza che “L’omessa attivazione di meccanismi di difesa preventiva in settori nevralgici … ha reso il Comune decisamente permeabile a condizionamenti esterni”, quella permeabilità che l'Avvocatura interna quotidianamente presidia!
Ed infatti, sia dalla Commissione prefettizia che dal TAR, viene ritenuto un "passaggio saliente della proposta" di scioglimento del Consiglio Comunale, "la questione relativa alla mancata costituzione dell'Avvocatura civica, nonostante una delibera del 2003 ne prevedesse l'istituzione e all'interno dell'apparato burocratico vi sia un congruo numero di avvocati, cui è conseguito l’affidamento degli incarichi di rappresentanza legale a professionisti esterni. Tra essi, numerosi incarichi professionali, anche per cause di importo considerevole (...)" risultavano essere stati affidati a fidanzate, amici, figli di boss riconducibili a cosche criminali, ecc.
Soltanto a seguito della grave situazione rilevata dalla Commissione d'indagine prefettizia, nel mese di aprile 2012, vale a dire dopo quasi un decennio dall'atto deliberativo, l'amministrazione comunale ha regolamentato il funzionamento dell'Avvocatura civica, ancorchè il sindaco, nelle more dell'emanazione dei provvedimenti organizzativi del settore, si sia mantenuto libero di nominare sua sponte i professionisti esterni.
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Orbene, che c'azzecca il DDL di Stabilità con la sentenza del TAR Lazio qui illustrata in parte qua?
C'azzeccca, c'azzecca...
Il TAR Lazio fa propri alcuni principi sostanziali:
1) l'assenza di una Avvocatura interna rappresenta uno degli EMBLEMI di ILLEGALITA', in quanto MECCANISMO DI DIFESA PREVENTIVA in settori nevralgici dell'Ente;
2) al contrario, la presenza di una Avvocatura interna evita l'affidamento di incarichi esterni, fonti di spese considerevoli, di clientelismo e, dunque, di malaffare;
3) l'obbligatorietà di istituire l'Avvocatura civica una volta deliberato in tal senso,
ergo: l'AVVOCATURA PUBBLICA E' UN VALORE!
Il Maxiemendamento, col suo dislessico comma 313, invece, dipinge l'Avvocatura pubblica come un disvalore; presenta, contro ogni logica, questa norma come "norma anticasta", antispreco e di taglio della spesa pubblica improduttiva.
Maschera, invece, un prelievo tributario come un risparmio di spesa pubblica, mentre ruba ai poveri, incrementando le entrate con somme provenienti da terzi soccombenti in giudizio e non dalla pubblica amministrazione patrocinata.
EVITA, IL GOVERNO/PARLAMENTO, DI DIRE CHE L'AVVOCATURA PUBBLICA COMPORTA FORTI RISPARMI PER I CITTADINI, OBERATI DA PRETESE IMMANI PER PAGARE RICCHI INCARICHI E CONSULENZE ESTERNE!
NON DICONO CHE L'AVVOCATURA PUBBLICA E' CONDIZIONE PER ARGINARE FENOMENI CLIENTELARI AD ESSA CONNATURATI, CHE E' SCELTA CON PUBBLICO CONCORSO, CHE GLI E' PRECLUSO L'ESRCIZIO DELLA LIBERA PROFESSIONE (consentito invece ad altre categorie di dipendenti e di professionisti pubblici).
Non è pertanto accettabile che una misura anticostituzionale, ingiustamente afflittiva di strutture che hanno una funzione anticorruzione, venga contrabbandata come misura anticasta, al solo scopo di fare cassa...
PER FORTUNA LO DICE IL TAR DEL LAZIO, LO DICE UN RAPPORTO PREFETTIZIO, LO DICE LA CORTE DEI CONTI.
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