COMUNICATO CONGIUNTO
Per quanto il punto 35 della piattaforma della riforma della PA riguardi solo l’Avvocatura dello Stato – e questo insieme ad altri era l’oggetto della consultazione pubblica indetta dal Governo e da Funzione Pubblica - si stanno profilando provvedimenti normativi che riguarderebbero anche i nostri compensi professionali e quindi la nostra retribuzione complessiva.
A nostro avviso non si comprenderebbe un risparmio fatto sulla retribuzione dei soli Avvocati, mentre non è assolutamente chiaro cosa sarebbe previsto per le retribuzioni di altri dipendenti pubblici rientranti nella stessa fascia di retribuzione annua.
Vorremmo sapere se siano state almeno stilate delle “tabelle di comparazione” dei trattamenti economici e del costo delle varie figure e qualifiche di dipendenti pubblici.
Diversamente, prima della evidente illegittimità costituzionale e disparità di trattamento verrebbero in evidenza le anomalie di provvedimenti che svantaggiano uno specifico ruolo professionale che, peraltro, nel panorama della legalità e dell’anticorruzione si presenta in generale come quello più sano.
Ricorderete che in occasione dell’approvazione della legge di stabilità solo con un enorme sforzo delle Associazioni si è riusciti ad evitare il peggio.
Ebbene, la situazione è molto grave e c’è una pervicace intenzione di abrogare completamente il diritto alla corresponsione dei compensi professionali non solo degli Avvocati dello Stato, ma di tutti gli Avvocati pubblici. Stiamo continuando a cercare di veicolare esatte informazioni e chiarimenti in sinergia con le altre Associazioni vista la preoccupante confusione - non si comprende quanto effettiva - sulla reale struttura delle nostre retribuzioni e sui nostri compensi professionali.
Stiamo segnalando, per esempio, che gli Avvocati dipendenti pubblici solo con i compensi professionali (quindi con l’unico compenso effettivamente legato alla produttività ad oggi presente nel pubblico impiego) riescono a raggiungere una retribuzione mensile media equiparabile allo stipendio (per questi addirittura sostanzialmente fisso e ben poco di natura incentivante) di figure equipollenti sia per la comunanza
dell’area contrattuale, sia per l’entità della retribuzione complessiva annua, sia per la rilevanza e la
responsabilità di funzioni.
Solo per gli avvocati pubblici il reddito totale è limitato a quello derivante dal rapporto di lavoro con la P.A. - clausola di esclusività - mentre per tutti gli altri dipendenti pubblici il reddito può essere, e spesso lo è, incrementato da ulteriori incarichi ed attività di vario genere che, quindi, consentono aumenti di reddito personale, peraltro anche per lo svolgimento di attività che non sono di natura pubblica.
In conclusione: che messaggio è penalizzare chi lavora in esclusiva per la P.A.?
E' questo il modo per valorizzare l'integrità, la trasparenza, la legalità ed i percorsi di prevenzione e di anticorruzione nella P.A.? E' giusto che un avvocato dipendente pubblico, che ha un limite invalicabile di retribuzione legato all'obbligo di un solo ed esclusivo rapporto di lavoro, sia l'unica figura posta sotto decurtazioni retributive così drastiche? E' giusto che si ometta, invece, di intervenire su ben più significativi risparmi conseguibili da interventi di preclusioni o riduzioni dei corrispettivi a carico delle PP.AA. nei confronti di chi svolge doppi, tripli e multipli lavori ed incarichi con tutti gli evidenti problemi in termini di incompatibilità, inopportunità e conflitti di
interesse?
E' costituzionale che un'unica categoria di dipendenti venga afflitta da un multiplo sistema di riduzioni retributive (oltre ai tagli generali dei pubblici dipendenti, dei dirigenti pubblici, a cui si aggiungono per i soli avvocati pubblici i tagli introdotti dalla legge di stabilità per il 2014, ricordiamo l’onere introdotto dal comma 208 della Legge 266/2005 che storna a carico dell'avvocato dipendente pubblico anche i contributi sociali, normalmente posti a carico del datore di lavoro)?
Vi aggiorneremo su quanto sta accadendo.
Superfluo dire che ogni contributo è doveroso e gradito e raccomandiamo di raccordarsi con
l’Associazione onde evitare interventi incoerenti e per consentire il mantenimento di un filo logico
con le azioni ed iniziative passate e fino ad oggi recepite dagli organi di Governo e parlamentari.
Anche perché riteniamo di avere tutte le ragioni per agire in tutte le sedi competenti, non escluso quello del versante dei veri risparmi e dei mancati tagli agli sprechi. Invece un migliore apporto dell’Avvocatura pubblica potrebbe non solo produrre significativi risparmi nei costi di
bilancio degli Enti pubblici per incarichi e consulenze esterne, ma anche rafforzare l’impianto anti
corruzione per le garanzie di trasparenza, legalità ed integrità della Pubblica Amministrazione.
Roma-Bologna, 12 giugno 2014
FLEPAR INAIL Avv. Tiziana Cignarelli
UNAEP avv. Antonella Trentini
FLEPAR INPS Avv. Lelio Maritato
FLEPAR EX INPDAP avv. Piera MessinaI
E continuo con il proporre che i nostri rappresentanti intercedano con chi di dovere, contro una legge che se attuata segnerà la fine dei ns compensi professionali, della nostra autonomia e dignità professionale (oltre che una ingiustificata disparità di trattamento verso i compensi merloni e contraddittorietà verso i principi espressi dalla legge professionale vigente).A questo punto pare opPortuno fare una riflessione congiunta sulle iniziative da intraprendere, anche con le altre ooss di categoria , che riguardino:
RispondiElimina1 assicurare un identico e omogeneo trattamento giuridico ed economico tra appartenenti alla medesima categoria di avvocati di avvocature pubbliche
2 pretendere la restituzione dell'Irap non dovuta
3 in caso di approvazione del testo pretendere una compensazione adeguata delle perdite che subiremo, poiché é evidente a tutti che su quei compensi avevamo fondato le nostre scelte di vita.
Speriamo in bene.