giovedì 11 ottobre 2012

Riforma forense. Cronaca di un pomeriggio in Aula alla Camera

Martedì 9 ottobre l'Aula di Montecitorio ha iniziato l'esame, articolo per articolo, del d.d.l. di riforma forense, il quale, a forza di girare "in navetta" per i rami del Parlamento, ha fatto venire il mal di mare al Sottosegretario alla Giustizia Mazzamuto, unico presente per il Governo. L'esame si è concluso alle ore 19 senza terminare l'art. 18, esaminato in parte.
Ma fin che la barca va, lasciala andare....E lei va..altroché se va. Infatti, il prosieguo della seduta nella giornata di ieri è saltato, così come, forse, salterà oggi!
Ero presente nel loggione destinato ai "visitatori". Ritenevo che rappresentanti della categoria fossero presenti, che qualche giornalista fosse presente...Nulla! Ero sola.
Leggo, quindi, con stupore alcuni articoli di stampa in argomento, e, poichè "viziati da assenza", posso davvero dire che parlano senza sapere ciò che dicono.
Lo stesso Sottosegretario (che vorrei rammentare essere un professore universitario e tecnico per finta, visto che è stato membro del CSM, dove si accede per nomina politica, e nell'ultimo governo Berlusconi è stato consigliere giuridico del ministro della Giustizia Alfano), che anche lui come me era solo come un cane, appariva disorientato e, sempre a parere di spettatrice "informata sui fatti", neppure conscio pienamente di ciò che molte norme o emendamenti significavano o contenevano.
Altrimenti  non si spiegherebbe da un avvocato-professore-politico, l'infelice affermazione del medesimo sul definire la riforma forense uno "Statuto speciale" dell'avvocatura!!
E che mai vuol dire? Qualsiasi legge diretta a regolare questioni giuridiche particolari è "speciale", così come un qualsiasi corpo articolato di norme che tutela la dignità, la libertà, l'autonomia, ecc., può essere definito "statuto". Non è così definito, ad esempio, quello dei lavoratori?
Mah! Sono i tecnici bellezza!

Simpatico anche il sistema che adotta il "Comitato dei 9" (in parole povere un gruppo di lavoro che serve a sfoltire gli emendamenti) per rammentare al proprio gruppo come deve votare: pollice alzato o pollice verso dietro la schiena! ....in streaming questo non si vede...è un "dietro alle quinte". :-))

Tornando al merito, uno dei leit motiv, ripreso nella discussione di più articoli, è stato quello  della potenziale situazione di conflitto di interessi, per il fatto che in Parlamento vi è un numero elevato di avvocati che non hanno rinunciato alla professione. Ciò per dire che si stanno facendo una legge a loro uso e consumo perpetrando situazioni di conflitto di interessi.
(Per inciso, nell'attuale Parlamento vi sono 134 avvocati, di cui 87 deputati e 47 senatori e rappresentano il 14% dei membri del Parlamento. E gli altri per arrivare a 1.000?...Vabbé, dai, non è drammatico!).
Sul punto c'è stato però un acceso ed animato dibattito, che ha coinvolto tutte le "professioni" rappresentate in parlamento, con la "felice" uscita di Casini, il quale, in un momento come quello attuale, non ha visto di meglio che dire "io sono un professionista della politica". Tradotto: non ho un lavoro e non ho mai lavorato un minuto nella mia vita.
Chapeau monsier Casini! Oggi come oggi ha toccato un argomento che va proprio di moda....

Una cosa mi ha seccato molto, una mi ha sorpreso.

Mi ha seccato che questa pantomina su un solo emendamento dell'art. 18 ha impantanato l'esame degli articoli per oltre 3/4 d'ora. Così, io che speravo di assistere al voto dell'art. 23 sugli "Avvocati pubblici", sono rimasta a bocca asciutta....
Ma ciò che mi ha sorpreso maggiormente, a parte la misera figura di un soggetto che dovrebbe "governarci" e le minchiate a sproposito che molti onorevoli hanno sparato, sono stati principalemente gli interventi dell'on. Di Pietro.
Se non fosse una disperazione pensare che è (stato?) pure avvocato (sic!!!!), ci sarebbe stato davvero da ridere. Il punto è che, ritrovandomi con nessuno con cui fingere di aver fatto battute, ridere da sola avrebbe potuto ingenerare sospetti sulla salute mentale di quella visitatrice lassù nel loggione (in ogni caso in buona ampia compagnia).

Questi alcuni passaggi degni di essere conosciuti.
Sulle funzioni di rappresentanza degli avvocati:
" ..non capisco la ragione per cui un cittadino che sente di non essere sufficientemente in grado di andare a fare una mediazione debba per forza rivolgersi ad un avvocato e non al vicino di casa che sa essere più in grado di lui di aiutarlo o al figlio che nel frattempo si è laureato in lettere, piuttosto che in un'altra materia. Nelle procedure più semplici, laddove addirittura la stessa collega ha detto che è giusto che ci siano dei casi in cui il cittadino possa difendersi da solo, lo deve fare proprio da solo: anche se ha pascolato le pecore fino ieri non si può fare assistere dal vicino di campagna che, nel frattempo, ha fatto laureare e poi ha fatto diventare scienziato il figlio, lavorando in campagna. Credo che sia un po' esagerato, per cui credo che questo emendamento che dà la possibilità al cittadino, laddove si può difendere da solo, senza la presenza dell'avvocato, che si possa far assistere da una persona di fiducia".
Al riguardo sarebbe crudele far presente all'on. Di Pietro che più che le pecore (gli avvocati? i cittadini? chi sono?), il suo intervento mischia "capre e cavoli", argomenti che pare conoscere molto meglio del diritto, visto che nello specifico è intervenuto dicendo cose che, mi sono apparse, esattamente contrarie rispetto alla lettera della norma che avevo sotto gli occhi e stavo leggendo (e che dice che, salvo i casi previsti dalla legge, il principio generale, che è appunto già scritto nelle nostre norme, è quello della rappresentanza obbligatoria del difensore tecnico. E i casi previsti dalla legge, dicono appunto che, ad esempio, nei giudizi davanti al giudice di pace il cittadino possa difendersi da sé ricorrendo i presupposti fissati, così come ciò è previsto nei giudizi tributari, perché il codice di rito tributario prevede non, per la verità, l'assistenza diretta, ma l'assistenza di un numero di categorie molto ampio, che, anzi, forse sarebbe utile restringere nell'interesse dei cittadini).
Tema incompatibilità con la professione forense:
"...sto parlando affinché resti nero su bianco in che cosa consiste l'emendamento in oggetto. Lo rileggo: «I membri del Parlamento non possono esercitare l'attività di avvocato per la durata del loro mandato». Vi invito a riflettere su cosa è successo in questi anni. Vi invito a riflettere sul fatto se sia possibile che in quest'Aula si fa il parlamentare, mentre fuori da quest'Aula si fa l'avvocato, e che in quest'Aula si fanno le leggi che servono all'avvocato stesso per difendere gli imputati di quest'Aula, fuori da quest'Aula! Questo è un tema politico grande come una casa che va affrontato e denunciato, in quest'Aula e fuori da quest'Aula! Assumetevi la responsabilità di quello che fate perché siamo stufi di vedere avvocati che si fanno qui le leggi che gli servono, per poi giustificarle e andarle ad usare, dopo, nei processi che servono ai loro clienti che stanno pure qui dentro".

Devo essermi persa qualcosa: l'on. Di Pietro non fa (ha fatto) l'avvocato dopo le dimissioni dalla magistratura?

Devo anche essermi persa che la moralità e degnità (prima ancora che dignità) dell'avvocato (così come del parlamentare, immagino), debba contenere in re ipsa la capacità di non cercare e non praticare commistioni, altrimenti ciò che l'opinione pubblica condanna, ovvero il principio che il Parlamento sia composto di gente che non pratica nessuna attività, verrebbe vanificato in tutte le maniere, perché, in ogni caso, chiunque potrebbe trovarsi in conflitto di interessi. Il disoccupato lo sarebbe nei riguardi di una norma sulle misure a sostegno della disoccupazione, un pubblico dipendente in aspettativa sulle misure in materia di pubblico impiego, i medici, gli architetti, i farmacisti, ecc...
E perchè, i parlamentari non sono incompatibili sulle riforme istituzionali? Il sistema è in grado di riformare se stesso?
Quindi, quando si discute di riforme istituzionali (numero parlamentari, riforma elettorale, indennità, vitalizi, rimborsi, ecc...), tutti fuori? E chi le fa le riforme? Le pecore di Di Pietro?

La finzione continui allora, purchè si taccia e si tiri fuori solo la moralità e la degnità. Valori che in epoca di assenza di valori fanno la differenza in chi ha il coraggio di parlare con chiarezza. Qualunque attività svolga.

Un deputato ha infatti osservato, con coraggio, che con le proprie affermazioni, Di Pietro mette anche in discussione la grande tradizione del Parlamento, che "ha avuto in quest'Aula insigni giuristi, che hanno fatto la storia del diritto del nostro Paese, come Piero Calamandrei". Ca va sans dire.....

Allo stesso modo c'è chi ha sbattuto in faccia a Di Pietro, senza troppa grazia ma con grande efficacia, la realtà nuda e cruda: "quando si affrontano questi argomenti sarebbe bene che lo si facesse alzando il velo di ipocrisia. Se noi dovessimo pensare a tutti i (tra virgolette) conflitti di interesse che si manifestano ogni volta che in quest'Aula affrontiamo qualche argomento probabilmente quest'Aula dovrebbe essere fatta da categorie non umane. Il paradosso di cui discutiamo è che mentre noi affrontiamo questo argomento qua, in contemporanea al Senato si sta «distruggendo» una norma che era stata introdotta qui alla Camera che avrebbe regolamentato la messa in fuori ruolo dei magistrati. Sapete per responsabilità di chi sta accadendo questo, signor Presidente? Per una lobby, oppure diciamo per un gruppo (per essere più nobili) di magistrati appartenenti a tutti i gruppi che hanno presentato un emendamento che, mettendo insieme quello del PdL e quello del PD, distrugge un istituto, la regolamentazione del fuori ruolo. Allora basta ipocrisie, lo dico anche all'onorevole Di Pietro. Dovremmo venire qui e servire il Paese e purtroppo siamo umani e fallibili e troppo spesso non serviamo proprio il Paese".

Be', non sarà un granché, ma è stato un film abbastanza simpatico. Comunque educativo. E il nostro articolo 23 addavenì..

E' proprio il caso di dire che un bel silenzio non fu mai scritto. E che tra pecore, campagna, trattori e "c'azzecca" vari, la riforma forense continua ad invecchiare nella spola della navetta, che sta un po' di qua e un po' di là...ma non si ferma mai.

Almeno non si potrà, fra altri 70 anni, dire che non è al passo coi tempi................


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