"Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po' e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c'è una grossa novità, l'anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va. (...) si sta senza parlare per intere settimane, e a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane".
La delusione che i nostri "colleghi" ci hanno procurato è tanta e tale, che "per distrami un po'" scrivo.
Questo testo musicale si attaglia perfettamente alla situazione degli avvocati pubblici, perché qui ancora qualcosa non va. Proprio no, non va.
In vista dell'occasione offerta a "tutte le componenti dell'avvocatura" (per usare le parole dell'ex ministro Alfano), di stendere un testo condiviso della riforma forense, alcuni anni fa (oramai..sich!) abbiamo dato la nostra completa collaborazione a coloro che dovrebbero rappresentarci, ordini, consiglio nazionale, ecc., (e che non avevano idea delle nostre difficoltà), scrivendo articolati, emendamenti, relazioni relative alle nostre peculiarità, peculiaritá significative, rimaste lettera morta fra coloro che si dicono colleghi a parole, ma nei fatti non hanno ancora capito nulla. Fortunatamente sono state ben colte dalla giurisprudenza, non inventate da noi: la Cassazione Sezioni Unite, il Consiglio di Stato, il CGA, il Presidente della Repubblica nei ricorsi straordinari, e persino il CNF non può non dire che "l'autonomia e l'indipendenza degli avvocati dipendenti è elemento inscindibile dalla professione forense"..., se non disallineandosi alla Cassazione.
Malgrado ciò, gli unici a non avere una propria fisionomia siamo proprio noi, gli avvocati degli enti pubblici diversi dallo Stato.
Anomia totale. Black out normativo. Corto circuito, che negli avvocati ha stufato.
Ma non é finita qui.
Vista l'indifferenza delle componenti di cui facciamo parte, e che pure paghiamo, abbiamo cercato - parlando, spiegando, facendo convegni- di arrivare da soli con le nostre forze, laddove i nostri "rappresentanti" non ci hanno mai né rappresentato, né portato: dai politici coinvolti in questo provvedimento, del Senato e della Camera.
Questo testo musicale si attaglia perfettamente alla situazione degli avvocati pubblici, perché qui ancora qualcosa non va. Proprio no, non va.
In vista dell'occasione offerta a "tutte le componenti dell'avvocatura" (per usare le parole dell'ex ministro Alfano), di stendere un testo condiviso della riforma forense, alcuni anni fa (oramai..sich!) abbiamo dato la nostra completa collaborazione a coloro che dovrebbero rappresentarci, ordini, consiglio nazionale, ecc., (e che non avevano idea delle nostre difficoltà), scrivendo articolati, emendamenti, relazioni relative alle nostre peculiarità, peculiaritá significative, rimaste lettera morta fra coloro che si dicono colleghi a parole, ma nei fatti non hanno ancora capito nulla. Fortunatamente sono state ben colte dalla giurisprudenza, non inventate da noi: la Cassazione Sezioni Unite, il Consiglio di Stato, il CGA, il Presidente della Repubblica nei ricorsi straordinari, e persino il CNF non può non dire che "l'autonomia e l'indipendenza degli avvocati dipendenti è elemento inscindibile dalla professione forense"..., se non disallineandosi alla Cassazione.
Malgrado ciò, gli unici a non avere una propria fisionomia siamo proprio noi, gli avvocati degli enti pubblici diversi dallo Stato.
Anomia totale. Black out normativo. Corto circuito, che negli avvocati ha stufato.
Ma non é finita qui.
Vista l'indifferenza delle componenti di cui facciamo parte, e che pure paghiamo, abbiamo cercato - parlando, spiegando, facendo convegni- di arrivare da soli con le nostre forze, laddove i nostri "rappresentanti" non ci hanno mai né rappresentato, né portato: dai politici coinvolti in questo provvedimento, del Senato e della Camera.
Il nostro é stato un moto spontaneo, di orgoglio, di dignità. Ci siamo approcciati alla politica con fermezza educata, con serietá e correttezza, ma con le sole nostre forze, umili, poco incisive, ma, se ci si pensasse solo un attimo, rilevantissime.
Noi, avvocati pubblici, formiamo una associazione nata nel 1973, l'UNAEP, priva di disponibilità economiche di cui invece dispongono CNF, OUA, sindacati, ecc., ma ricca, anzi ricchissima, di principi, di moralità e di senso del dovere.
In nome di questo dovere "morale", noi, vertici dell'Associazione, siamo sempre andati a nostre spese, in giornate di ferie, ad incontri con politici e ai convegni per promuovere le nostre idee.
In nome di questo dovere "morale", noi, vertici dell'Associazione, siamo sempre andati a nostre spese, in giornate di ferie, ad incontri con politici e ai convegni per promuovere le nostre idee.
Evidentemente nulla di ciò é apprezzato in questa società, che si sta scoprendo ogni giorno più malsana.
E allora, come continuava Lucio Dalla nella sua canzone, "senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età". Profetico. Basta vedere ciò che sta accadendo.......
E allora, come continuava Lucio Dalla nella sua canzone, "senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi e i cretini di ogni età". Profetico. Basta vedere ciò che sta accadendo.......
Perché "cretini" o "troppo furbi" sono coloro che ritengono -senza aver capito nulla- che gli avvocati di Comuni, Province, Regioni, enti pubblici, sottraggano i clienti agli avvocati del libero foro, sono coloro, appunto, che dovrebbero tutelare anche le nostre istanze, e che formano schiere di deputati e senatori.....Guarda caso tutti del "libero foro"...
E allora è giusto che "senza grandi disturbi spariscano".
E allora è giusto che "senza grandi disturbi spariscano".
Quanti avvocati pubblici dipendenti siedono in parlamento? Zero. Per questo noi, i più deboli della professione foresne, non siamo "interessanti".
Vinciamo le cause per la P.A., costiamo pochissimo, facciamo risparmiare tantissimo..Che questo sia un quid minus anziché pluris? "Costi poco ergo non esisti", forse è questo il tema.
Vinciamo le cause per la P.A., costiamo pochissimo, facciamo risparmiare tantissimo..Che questo sia un quid minus anziché pluris? "Costi poco ergo non esisti", forse è questo il tema.
Quindi, "vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico e come sono contento di essere qui in questo momento, (...), vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare"....
Ci siamo inventati anche il Blog, ma ora, dopo aver visto (e letto) ciò che i nostri colleghi e i politici interpellati hanno fatto (poco e nulla) e stanno facendo (pro domo loro), non abbiamo più voglia di "riderci sopra", e per "continuare a sperare" decidiamo che l'unico sistema é passare all'azione, prendendo in mano da protagonisti il nostro destino professionale, perché "se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io".
Ci siamo inventati anche il Blog, ma ora, dopo aver visto (e letto) ciò che i nostri colleghi e i politici interpellati hanno fatto (poco e nulla) e stanno facendo (pro domo loro), non abbiamo più voglia di "riderci sopra", e per "continuare a sperare" decidiamo che l'unico sistema é passare all'azione, prendendo in mano da protagonisti il nostro destino professionale, perché "se quest'anno poi passasse in un istante, vedi amico mio come diventa importante che in questo istante ci sia anch'io".
Diventa importante che ci siamo noi.
É ora che le nostre regole andiamo a scrivercele. Perché non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire o, peggio ancora, di chi "sente" solo coloro che sono forti. Nessuno lo farà per noi. Neppure chi, bisogna dare atto, ci ha provato. Una persona, che però ora ha "abbandonato".
Ebbene, è vero, noi siamo deboli, ma solo di forza economica o lobbistica.
Ma attenzione, perchè siamo forti, fortissimi, di orgoglio e di perseveranza.
Il tema che nessuno vuole comprendere, é che gli avvocati dipendenti non sottraggono il "cliente P.A." ai colleghi del libero foro. É ora che le nostre regole andiamo a scrivercele. Perché non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire o, peggio ancora, di chi "sente" solo coloro che sono forti. Nessuno lo farà per noi. Neppure chi, bisogna dare atto, ci ha provato. Una persona, che però ora ha "abbandonato".
Ebbene, è vero, noi siamo deboli, ma solo di forza economica o lobbistica.
Ma attenzione, perchè siamo forti, fortissimi, di orgoglio e di perseveranza.
Il tema é che la gente non ha più soldi, che la P.A. non può continuare a spremere le tasche dei cittadini e dare incarichi all'esterno gettando milioni di euro.
Il tema è che ogni idea che viene da chi le ha le idee, non può essere obliterata solo perchè non proviene da potentati.
Il tema è che l'avvocato in house costa enormemente meno alla collettivitá (rectius: erario), rispetto al professionista esterno.
Forse tutto ciò non interessa ai colleghi, forse neppure ai politici -cui dovrebbe al contrario molto interessare "per continuare a vivere e sperare" e non solo parlare, ma certamente interesserebbe alla cittadinanza, sapere dove vanno a finire i soldi che faticosamente essi sottraggono alla loro vita quotidiana solo per mantenere carrozzoni inutili e costosi (..l'ultima è l'idea di un nuovo "supercommissario" per l'anti corruzione.... Bravo Catricalà "e io pago").
L'avvocato pubblico é attualmente iscritto all'albo ed é subordinato al potere disciplinare dell'Ordine, paga il contributo annuale, vota ai rinnovi dei Consigli (e come viene inseguito il suo voto!): é quindi un avvocato esattamente come gli altri, del quale deve essere difesa l'autonomia e la dignità quali valori fondanti la professione forense ovunque essa sia svolta.
La Commissione bilancio della Camera dei deputati, invece, in sede di esame necessario alla compatibilità finanziaria del d.d.l., ha sollevato il tema dell'autonomia ed indipendenza degli avvocati pubblici. Basta leggere il resoconto scaricato dalle relazioni delle sedute, sotto copiato.
É un fatto estremamente grave.
Ed é grave che una siffatta "osservazione" provenga da colleghi, peggio ancora dai colleghi politici pro tempore, i quali a parole sanno rassicurare, mentre, nei fatti, solo parlare.
Ecco la verbalizzazione della seduta della Commissione Bilancio della scorsa settimana (martedì 2 ottobre), sull'articolo del d.d.l. della riforma forense:
"ARTICOLO 23
Avvocati degli enti pubblici
Normativa vigente: ai sensi dell’art. 3, comma quarto, lett. b), del R.D.L. 27 novembre 1933, n. 1578 (c.d. legge professionale), sono iscritti, nell'elenco speciale annesso all'albo, gli avvocati degli uffici legali istituiti sotto qualsiasi denominazione ed in qualsiasi modo presso enti pubblici, per quanto concerne le cause e gli affari propri dell'ente presso il quale prestano la loro opera.
Normativa vigente: ai sensi dell’art. 3, comma quarto, lett. b), del R.D.L. 27 novembre 1933, n. 1578 (c.d. legge professionale), sono iscritti, nell'elenco speciale annesso all'albo, gli avvocati degli uffici legali istituiti sotto qualsiasi denominazione ed in qualsiasi modo presso enti pubblici, per quanto concerne le cause e gli affari propri dell'ente presso il quale prestano la loro opera.
Le norme disciplinano lo status degli avvocati in servizio presso enti pubblici. Nello specifico, viene previsto che - fatti salvi i diritti acquisiti alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame - gli avvocati degli uffici legali specificamente istituiti presso gli enti pubblici, vengano iscritti in un elenco speciale annesso all’albo. Viene, inoltre, previsto, che nel relativo contratto di lavoro venga garantita l’autonomia e l’indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica degli avvocati in riferimento (comma 1).
La norma dispone, inoltre, che la responsabilità degli uffici legali degli enti pubblici venga affidata ad avvocati iscritti nel summenzionato elenco speciale (comma 2).
Al riguardo al fine di escludere effetti finanziari negativi, appare opportuno acquisire un chiarimento del Governo in merito alla portata applicativa della norma. In particolare andrebbe chiarito se il riconoscimento nel contratto relativo alle figure professionali in riferimento di un ambito di autonomia ed indipendenza di giudizio intellettuale (comma 1, ultimo periodo) comporti, altresì, per le medesime figure professionali, la configurazione di una specifica area di contrattazione separata nel pubblico impiego, con conseguenti riflessi in termini di trattamento economico.
Si evidenzia altresì, che siffatta interpretazione della disposizione, potrebbe ingenerare effetti emulativi, con ulteriori conseguenze finanziarie, anche in altre categorie di personale pubblico, altrettanto specificamente caratterizzate in termini professionali.
Analoghi chiarimenti andrebbero forniti con riferimento alla norma di cui al comma 2, che sembrerebbe disporre l'affidamento della responsabilità degli uffici legali degli enti pubblici - in via esclusiva - ad avvocati iscritti nell'elenco speciale. Sul punto appare opportuno acquisire una valutazione circa gli effetti funzionali ed organizzativi derivanti dalla citata disposizione nell'ambito degli enti pubblici interessati".
Andrebbe chiarito cosa?
Il riconoscimento dell'autonomia ed indipendenza di giudizio intellettuale dell'avvocato è sancito dalla legge, dalla giurisprudenza, ed è recepito nella contrattazione collettiva!
Non va chiarito. E' un fatto.
INDOCTI DISCANT!
_______________________________
Andrebbe chiarito cosa?
Il riconoscimento dell'autonomia ed indipendenza di giudizio intellettuale dell'avvocato è sancito dalla legge, dalla giurisprudenza, ed è recepito nella contrattazione collettiva!
Non va chiarito. E' un fatto.
INDOCTI DISCANT!
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Questa invece la Relazione dell'On. Avv. Roberto Cassinelli (giugno 2012), per quanto ci concerne (a quel tempo art. 22, mentre oggi pare sia diventato il 23):
"Di particolare rilievo sono le disposizioni relative agli avvocati degli enti pubblici, di cui all'articolo 22. Analogamente a quanto attualmente previsto, la disposizione suddetta prevede l'iscrizione obbligatoria ad un elenco speciale degli avvocati degli uffici legali specificatamente istituiti presso gli enti pubblici, anche se trasformati in società per azioni, sino a quando siano partecipati esclusivamente da enti pubblici, che si occupano, con autonomia e indipendenza da ogni altro ufficio, esclusivamente della trattazione degli affari legali dell'ente. La norma prevede poi che la responsabilità degli uffici legali degli enti pubblici sia affidata ad un avvocato iscritto nell'elenco speciale. Ai fini dell'iscrizione nell'elenco gli interessati presentano la deliberazione dell'ente dalla quale risulti la stabile costituzione di un ufficio legale con specifica ed esclusiva attribuzione della trattazione e degli affari dell'ente stesso e l'appartenenza a tale ufficio del professionista incaricato in forma esclusiva di tali funzioni. Anche al fine di assicurare un trattamento economico adeguato, la norma introduce per gli avvocati una contrattazione separata del pubblico impiego".
E' sostanziale una contrattazione separata per gli avvocati. Ora siamo nel contratto dei dirigenti o delle posizioni contrattuali (tutte quelle diverse dalla dirigenza).
La Cassazione, invece, ha sancito che agli avvocati pubblici sia espressamente interdetta ogni attività gestionale o amministrativa, poiché in contrasto con la professione forense.
Ma se l'inquadramento rimane "ruolo gestionale o amministrativo" e non "ruolo avvocati", come sarà possibile mai rifiutare i compiti gestionali o amministrativi che la P.A. assegna ai dipendenti anche se avvocati?
NESSUN COSTO AGGIUNTIVO COMPORTA IL RUOLO AVVOCATI: è un semplice mutamento di nomen, ognuno resta nella propria corrispondente "casella" stipendiale.
DI CHE PARLIAMO ALLORA?
Anzi, SAPETE COMPONENTI COMMISSIONE BILANCIO DI CHE PARLATE?
Rispondiamo noi: no, non sanno di cosa parlano.
E allora quali altre soluzioni?
Presto detto. Da tempo mediatiamo, studiamo...a noi piace sapere di cosa parliamo, quando parliamo. Non ci si può permettere di farsi trovare impreparati.
E' STATA REDATTA UNA PROPOSTA DI LEGGE DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE, CONSEGNATA AD UNA SENATRICE E CONDIVISA DA UN DEPUTATO.
Poiché l'avvocatura pubblica, in qualsiasi ente svolga la propria professione dopo aver superato un pubblico concorso, svolge la medesima attività (avvocatura dello Stato, del parastato, degli enti territoriali e di quelli pubblici diversi dallo Stato), deve poter contare su una disciplina uniforme. E' un principio di equità sociale, sostanziale. Non possono esistere avvocati pubblici di serie A, di serie B e di serie C...
L'avvocato è avvocato. Punto.
Chiedevamo poca cosa, la contrattazione per un "ruolo separato". E' già prevista dalla legge (prima Frattini e poi Brunetta), ma non attuata. Ci è stata espunta dall'attuale art. 23 del d.d.l. di riforma da chi non ha avuto la "curiosità" di capire cosa significasse, né ci ha interpellato per fingere almeno di saperlo (eppure i nostri recapiti erano notissimi)...
Ebbene, il nostro obiettivo, allora, deve mutare.
Senza "contrattazione separata" o "ruolo separato", l'Avvocatura pubblica deve uscire dall'Albo, come l'Avvocatura dello Stato, perchè non esiste nessun altro lavoratore in Italia che debba essere subordinato ad un doppio potere disciplinare e di controllo: Ordine da un lato, P.A. dall'altro. Altro che autonomia ed indipendenza....
La pubblica avvocatura deve essere regolata da una specifica legge, come accade per l'Avvocatura dello Stato: non può essere consentito in uno Stato di diritto che un lavoratore venga trattato diversamente da un altro -a parità di professione svolta, di adempimenti (non esiste un Codice di Procedura per gli avvocati dipendenti che allunghi i termini delle scadenze perchè siamo dipendenti...noi si lavora il sabato, la domenica, i santi patroni, come qualsiasi altro collega del libero foro..)- a seconda dell'Ente per cui lavora o delle coordinate geografiche!
L'avvocato dello Stato, l'avvocato del Comune di Roma o l'avvocato del Comune più piccolo, svolgono lo stesso identico tipo di attività. Perchè gli uni hanno leggi specifiche e gli altri nulla?
Deve, inoltre, essere costituito il foro erariale obbligatorio al pari dell'Avvocatura dello Stato, economico e specializzato: i politici e i colleghi avvocati, intelligenti, plurilaureati non vogliono comprendere quanti milioni si risparmierebbe, ma se ne parlassimo con una casalinga o un pensionato che devono far quadrare i conti, colgono immediatamente il senso del risparmio.
In tempi di vacche magre, occorre farle davvero le riforme, non solo predicarle.
Occorre avere coraggio, non fingere di averlo.
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